Nelle nostre acque non è facile vedere metaldetector utilizzati da subacquei ricreativi. Probabilmente ciò è dovuto a due ragioni: la prima è che in Italia la ricerca di oggetti in mare per proprio guadagno (attività molto praticata in America) è proibita se gli oggetti sono di valore storico, artistico ecc. Quindi, anche se chi si diletta a cercare in mare ha tutte le migliori intenzioni riguardo a eventuali ritrovamenti importanti (con segnalazione immediata alle autorità, lasciando esattamente le cose come stanno ecc.), andare in giro con un ingombrante metaldetector fa sì che si venga sicuramente notati da qualche autorità e subito fermati per un controllo. Invece un metal detector potrebbe essere utile in molti casi, per esempio se si è perso uno strumento oppure se dalla barca sono caduti un orologio o delle chiavi e si devono recuperare. Certo, servirebbe un metal detector “tascabile” o quasi. La Ebinger di Colonia, società specializzata nella realizzazione di metaldetector per operazioni di sminamento e per archeologia, ha presentato due modelli che rispondono allo scopo. Il primo è l’Uwm 20, con sonda anulare. È un piccolo apparecchio a microprocessore che funziona con il sistema dell’impulso indotto (PI) e segnala la presenza di metalli attraverso la vibrazione. Anche leggermente più piccolo l’UW Pinpointer, con sonda cilindrica. Pur funzionando con lo stesso principio, la massima sensibilità è ridotta a un’area di pochi centimetri quadrati, quindi è più adatto a una ricerca su punto preciso. I prodotti Ebinger sono distribuiti in Italia dalla Volta di Bolzano.