Prosegue l'operazione Nemo: ritrovati resti di nave medioevale al largo di San Lorenzo al Mare




Proseguiranno le ricerche sottomarine dei Carabinieri Subacquei che ora, scoperta la possibile zona di affondamento, utilizzeranno apparecchiature sofisticate come i metal detector subacquei per individuare la presenza dei resti di un relitto. Proseguono le indagini dei carabinieri nell’ambito dell’operazione NEMO contro il trafugamento di beni storico-culturali. Gli investigatori della Compagnia di Alassio e i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Genova avevano trovato, durante le perquisizioni a casa degli indagati, numerosi reperti di epoca medioevale, forse troppi per pensare ad una coincidenza o casualità. Da subito si è pensato che nelle acque liguri, imperiesi in particolare, oltre ai relitti di nave romana vi fosse anche un relitto di epoca medioevale. L’ipotesi è stata poi confermata da alcune foto ritrovate dagli inquirenti che ritraevano degli indagati mentre risalivano dalle profondità con piatti medioevali tra le mani. Gli operatori del Centro Carabinieri Subacquei che hanno supportato tutta l’operazione, e svolto le ricerche sottomarine, sono riusciti a decifrare alcuni punti GPS memorizzati nelle apparecchiature elettroniche sequestrate e confrontandoli con altri punti presenti su carte nautiche rinvenute, hanno identificato un’area di fronte a San Lorenzo da cui potevano provenire i reperti di epoca medioevale. Le ricerche hanno subito dato esito positivo: i sommozzatori dei carabinieri hanno individuato 1 miglio al largo di San Lorenzo un’ancora mai censita, appartenente ad un vascello post-medioevale in navigazione tra gli anni 1400-1600, come ipotizzato da personale della Soprintendenza di Genova che ha visionato il manufatto. Ovviamente i secoli trascorsi nelle profondità marine hanno modificato l’aspetto dell’ancora che è totalmente ricoperta da vistose concrezioni che la mimetizzano con gli scogli e fondale circostante. Nelle vicinanze sono state rinvenute numerose buche che fanno presumere un’attività di scavo dei tombaroli del mare che forse non avevano notato l’ancora o l’avevano momentaneamente “risparmiata”. Proseguiranno le ricerche sottomarine dei Carabinieri Subacquei che ora, scoperta la possibile zona di affondamento, utilizzeranno apparecchiature sofisticate come i metal detector subacquei per individuare la presenza dei resti di un relitto. Proseguiranno anche le indagini della Compagnia Carabinieri di Alassio, del Nucleo TPC per individuare nuovi siti archeologici sottomarini depredati dai “tombaroli del mare”.

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Segnaliamo un bellissimo articolo scritto da Andrea Rinaldi sul Corriere di Bologna.



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