Cercano per finta col metal detector e trovano qualcosa di inaspettato




ASIAGO - Dovevano essere solo le riprese per un documentario sull’alimentazione dei soldati durante la Prima guerra mondiale, ma mentre si stava inscenando una dimostrazione col cercametalli, sono tornate inaspettatamente alla luce le spoglie mortali di un soldato italiano caduto al fronte un secolo fa. È successo ieri, domenica 13 settembre, sul monte Lèmerle, sull’Altopiano di Asiago. La G.A. & A. Production, fornitrice di programmi televisivi per il mercato italiano e internazionale, da settimane preparava una spedizione sui Sette Comuni per documentare l’Italia attraverso lo sviluppo della cultura gastronomica. La serie, denominata “De Gustibus” e commissionata da History Channel, è condotta dallo storico inglese John Dickie, docente di Studi Italiani all'University College di Londra. Per il capitolo che prendeva in esame il periodo del primo conflitto mondiale, la produzione romana ha pensato di coinvolgere lo storico maladense Giovanni Dalle Fusine, fresco autore di alcune pubblicazioni sulle razioni in scatola distribuite ai soldati del Regio Esercito. Proprio Dalle Fusine proponeva quindi le location del Monte Zovetto e Monte Lèmerle, in quanto luoghi carichi di storia per il sacrificio di tanti soldati che da ambo le parti qui trovarono morte in battaglia. Dopo le iniziali riprese sul monte caro al generale Achille Papa e alla Brigata Liguria, la troupe si è spostata sulla destra orografica della Val Magnaboschi. Qui, inscenando i ritrovamenti di alcuni oggetti, gentilmente messi a disposizione dalla Collezione Rovini, Dalle Fusine e Dickie rinvenivano casualmente, sotto pochi centimetri di foglie e terra un elmetto italiano, modello Adrian. Il fatto non avrebbe costituito nulla di eccezionale, dato il luogo ricco di trincee e appostamenti in grotta costruiti nel periodo 1915 - 1918, non fosse che all’interno del guscio metallico era ancora conservato il teschio del povero soldato che lo indossava al momento della morte. Mentre la cinepresa del regista Jesus Garces Lambert girava la scena, si è compreso subito che unitamente a quanto affiorava dal terreno, c’era la possibilità che il resto dello scheletro fosse sepolto in loco, ragion per cui il responsabile di produzione Lucio Mollica ha optato per una sospensione delle riprese e la segnalazione del rinvenimento alla stazione carabinieri di Canove. Effettuato il sopraluogo, gli agenti dell’Arma hanno chiesto l’intervento del medico legale. Una volta che il giudice competente avrà tolto la riserva sullo spostamento dei poveri resti avverrà la probabile traslazione al Sacrario di Asiago.
FONTE: http://www.ilmattino.it

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In Grecia è boom di metal detector. Con la crisi, gli scavi illegali diventano nuova fonte di reddito. E reperti archeologici ancora sepolti rischiano di finire sul mercato nero

Delle tante conseguenze della crisi economica greca, tra disoccupazione, svalutazione degli immobili, spopolamento di interi quartieri, povertà e guerriglie urbane, una in particolare non era immaginabile. In corrispondenza con la recessione della Grecia, le autorità hanno registrato un incremento delle vendite dei metal detector. Che significa che quando il lavoro non c’è e le prospettive nemmeno, l’unica soluzione è ingegnarsi. Pare, infatti, che nel Paese si stia diffondendo la pratica di cercare e dissotterrare antichità greche da rivendere sul mercato nero, usando strumentazioni facilmente reperibili e a prezzi accessibili. Basta frugare su Ebay per trovare metal detector tra i 50 e i 200 euro. Da tempo, la polizia greca, in collaborazione con il Dipartimento di Antichità e Beni Culturali, traccia gli acquisti di apparecchi per cercare metalli, restringendo il rilascio dei permessi ai soli cittadini con la fedina penale pulita. Ma negli ultimi cinque anni il profilo dello sciacallo è cambiato: se fino a poco tempo fa si trattava di membri di organizzazioni criminali coinvolte anche nel traffico di droga e armi, ora perfino cittadini ordinari, senza precedenti penali, si sono improvvisati cacciatori di tesori per arrivare a fine mese. Colpa della crisi che, se da un lato sta mettendo a dura prova l’onestà degli ellenici, dall’altro ha portato a tagli di fondi e personale negli organi preposti alla cura e alla tutela dei beni culturali della Grecia. Ci volevano i greci a dare man forte al traffico illegale di manufatti archeologici, già ingrassato negli ultimi tempi dai predatori dell’Isis che, come ormai è noto, sono soliti saccheggiare quello che possono rivendere per finanziare le loro attività terroristiche e distruggere senza pietà il resto. L’unica soluzione è dunque rinforzare ed estendere le operazioni di monitoraggio a tutto il Paese, considerato che in Grecia – come anche in Italia – ovunque si scavi, la terra rigetta frammenti della storia. Oppure educare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Ha ragione Lieutenant Evgenios del dipartimento di polizia della regione dell’Attica: “La pratica del saccheggio depriva le generazioni future della loro identità. La crisi economica è probabilmente temporanea, ma gli effetti negativi dello sciacallaggio sono permanenti.” AUTORE: Marta Pettinau FONTE: http://www.artribune.com

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