Moderni "ghostbusters" a caccia di residuati bellici

Lucca, 18 ottobre 2014 - E’ una moda che ha preso piede soprattutto in questi ultimi anni, aiutata da una tecnologia molto più a buon mercato. E’ la moda di chi va a caccia di residuati bellici. E dalla loro parte c’è la quasi assoluta garanzia che lassù, non esiste anima viva che possa disturbarli. Almeno due persone ultimamente sono state «pizzicate» in flagranza, ma visti gli scavi comparsi nei mesi il sospetto è che il fenomeno non sia poi così raro. C’è chi infatti si arrampica fino in vetta alla collina, «armato» di metaldetector e pale per dissotterrare il terreno, a caccia di elmetti, proiettili, radiotrasmittenti o roba simile. Rischiando però di imbattersi in oggetti ben più pericolosi e in denunce belle e buone. Sulle colline di Lucca - a cavallo tra la Piana e la Valle del Serchio - , si staglia quello che rimane del bellissimo castellaccio di Aquilea e dell’antica chiesa parrocchiale, oggi purtroppo in mano all’abbandono. Chiesa che negli anni ha subito così l’ennesima trasformazione. Oggetto di fortificazione nell’anno Mille, poi di culto nei secoli a seguire, fino a diventare nella seconda guerra mondiale un «fortino» tedesco, bombardato dagli americani.


Quindi, da qui vien da sé che sulla collina intorno alla chiesa, secondo Stefano Battistini del comitato di Aquilea, siano piovuti dal cielo circa diecimila oggetti, alcuni dei quali rischiano di essere pericolosi, come armi e piccole granate gettate a suo tempo contro i nazisti per conquistare quel piccolo quanto importantissimo avamposto militare. Una zona che il comitato di Aquilea sta cercando di strappare all’oblio tentando di ridargli una nuova vita: ma, proprio per il fatto di essere stata testimone per anni del secondo conflitto mondiale, la rende piatto prelibato per gli appetiti di quanti non sanno resistere al fascino del tempo che fu. E oltre al fatto che scavare il terreno provoca problemi al paesaggio circostante che oggi si presenta infatti con buche e avvallamenti sparsi, c’è anche da considerare il fatto che tali «lavori di ricerca» sono pericolosi. «Negli anni Cinquanta - racconta Battistini - fu fatta una prima bonifica dell’area circostante. Consideriamo che qui sono piovuti circa diecimila pezzi durante la guerra. Gli scavi arrivarono a circa 20, massimo 30 centimetri. Poi negli anni Settanta ci fu una seconda operazione di bonifica del territorio che agì più in profondità. Ma il materiale finito qui è stato tantissimo. Basti pensare che tutte le volte in cui devono essere effettuati dei lavori, si scava per evitare di trovarsi di fronte proprio a residuati bellici che possano risultare pericolosi». Perché alla fine non è tanto un elmetto a stelle e strisce o dell’esercito tedesco a creare problemi. Quanto il fatto di imbattersi in qualcosa di molto più pericoloso. «Quando due estati fa prese fuoco la zona, fu ritrovata vicino a un albero una piccola granata - aggiunge Battistini - . La zona si spera sia bonificata: non credo ci siano pezzi grossi qui sotto, ma certo il rischio è di imbattersi in piccoli oggetti di artiglieria». Lo stesso Battistini ha «pizzicato» due persone a cercare residuati bellici. In quel caso, se ne andarono in fretta e furia. Ma ormai dal 2013, da quando la zona cioè è tutelata dalle Belle Arti, chi fosse trovato a emulare tali comportamenti, rischia anche pesanti conseguenze, sicuramente una denuncia. FONTE: http://www.lanazione.it/lucca

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Tesoro vichingo trovato in Scozia

Si tratta di una delle maggiori scoperte del genere in Scozia. Un vero e proprio 'tesoro vichingo' trovato nel Dumfriesshire, nel sud ovest della Scozia, grazie alla passione - e forse anche ad un pizzico di fortuna- di un uomo di affari in pensione, Derek McLennan, che 'armato' solo di un metal detector ha ritrovato oltre 100 oggetti di origine vichinga. C'è una croce cristiana di solido argento con decorazioni smaltate che è datata tra il nono e il decimo secolo, quello che sembra essere il più grande vaso d'argento carolingio mai ritrovato con ancora il coperchio intatto e una serie di bracciali e spille.


"È una scoperta molto significativa. C'è materiale proveniente dall'Irlanda, dalla Scandinavia, e da altri luoghi dell'Europa centrale e risalenti probabilmente a due diversi secoli", ha spiegato il responsabile del museo nazionale di Scozia, Stuart Campbell. McLennan non è però nuovo a scoperte del genere, già lo scorso anno scoperto la più grande collezione di monete d'argento medievali di Scozia.

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Camminando col metal detector....

C’è chi va a spasso con i bastoni dal nordic walking, chi con il proprio cane e chi, invece, con un cercametalli. Succede ad Odalengo Piccolo dove, Adriano Triveri, da circa un anno, ha scelto di dotarsi, per le proprie camminate, di un metal detector, ovvero dello strumento che utilizza l’induzione elettromagnetica per rilevare la presenza di metalli. Una stravaganza? Può essere. Sta di fatto che, le sue camminate, hanno fruttato moneta. A parte qualche lattina e tappo di bottiglia, è stato sorprendente ed inaspettato, lo straordinario ritrovamento di monete antiche, alcune delle quali risalenti ai primi secoli della Chiesa. Si tratta, ad oggi, di ben 39 monete, la cui datazione si attesta tra il 180-192 d.C. ed il 1958-1998. Le monete, come i tartufi, sono state dissotterrate a circa 10 centimetri di profondità.
Già Giuseppe Niccolini, nella sua pubblicazione “A zonzo per il circondario di Casale” scrisse: “… nella valle di Marco, la quale il cavaliere Gonella opina fosse popolatissima negli andati tempi … il cavaliere dissotterra, studia e conserva idoletti, monete e anella…”. Insomma la cronaca di un ritrovamento annunciato, ma bisognoso di essere interpretato. Il lavoro di pulitura, classificazione e catalogazione è così stato affidato all’odalenghese di origine Bruno Brera, scopertosi, a sua insaputa, appassionato di numismatica. Un interesse che ha evidentemente maturato dopo aver apprezzato il prezioso ritrovamento. “A mio avviso” ha dichiarato Brera “si tratta di una raccolta interessante per la varietà di monete che la compongono anche se” ha precisato “sono evidentemente caratterizzate da un pessimo stato di conservazione”. E’ tuttavia significativa la presenza di numerose e differenti monete concentrate, in particolar mondo, nella valle di Odalengo Piccolo, la cosiddetta “strada ducale” già documentata nella Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani dipinte nel 1580-83.


Un percorso dunque particolarmente battuto già dai tempi dell’Impero Romano. Le monete più antiche, alcune poco leggibili, risalgono agli imperatori romani Commodo 180-192 d.C., Alessandro Severo 222-235, Triboniano 251-253, Claudio 268-269 e Aureliano 274. “In una moneta” ha precisato Brera “si intuisce il profilo con il quale veniva effigiato Costantino 324-325. Dopo il periodo imperiale romano dal quale provengono queste poche, ma significative monete” ha aggiunto il numismatico “abbiamo un vuoto di circa 800/900 anni, per arrivare ad una moneta di Federico II di Svevia (1220-1250) e poi proseguire dal periodo Paleologo dei Marchesi del Monferrato e giungere al Regno d’Italia ed alla Repubblica, passando per i Savoia ed il Regno di Sardegna”. I ritrovamenti si chiudono infatti con il classico 500 lire d'argento. Nella raccolta, che Triveri ha inteso donare al Comune di Odalengo Piccolo, sono altresì presenti due monete australiane ed una olandese. La raccolta così classificata e catalogata andrà ad allestire l’esposizione dedicata in occasione della prossima fiera regionale del Tartufo e delle Mele Antiche che si terrà in paese sabato 11 e domenica 12 ottobre. Alcuni esempi dalla classificazione: moneta 05) Valore Antoniniano, anno 274, mistura ø 22 mm. Imperatore Aureliano (davanti: profilo dell’Imperatore; retro: la divinità solare è rappresentata con due prigionieri ai piedi, segno della vittoria riportata nell’anno 272 da Aureliano su Palmira, Regno ai confini orientali dell’Impero. La devozione dell’Imperatore a questa divinità lo portò anche a dedicare A Sol un tempio a Roma). Moneta 7) Valore Nove Assi, anno 1220-1250, argento mm 13,5 Sacro Romano Impero, Federico II di Svevia. Moneta 9) valore mezza Parpaiola, anno 1494-1518, Marchesato del Monferrato, Guglielmo I Paleologo (davanti: Sant’Evasio benedicente; retro: croce fogliata con scritta In Hoc Signo VInces, ovvero “con questo segno vincerai”). Moneta 12) valore Tre Grossi, anno 1621-1622-1625, mistura. Ducato del Monferrato Gonzaga, Ferdinando (davanti: il monte Olimpo sormontato da corona con scritta “Ferdinando G DUX MANTI VI; retro: stemma coronato con scritta Et Montis Ferrati IV).
Chiara Cane - http://www.ilmonferrato.it

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Metal detector e speranza: al via la ricerca dei preziosi perduti sulle spiagge termolesi



TERMOLI. Finita la stagione dei bagni inizia quella dei cercatori d’oro. Spieghiamoci meglio, non parliamo di quelli classici come ci fanno vedere i vecchi film western con uomini armati di setaccio in riva ai fiumi a controllare i bassifondi del greto dei fiumi a caccia di pepite del prezioso metallo giallo; no, qui da noi sono persone normali che tentano di sbarcare il lunario attrezzandosi di tutto punto con tanto di metal detector e vanno a sondare l’arenile palmo a palmo in cerca di qualsiasi oggetto dalla parvenza preziosa che le migliaia e migliaia di bagnanti possono aver smarrito durante le giornate passate a prendere la tintarella.


Un passatempo che può risultare redditizio perché, tra soldi e oggetti preziosi, durante il periodo estivo le persone distratte ne perdono a iosa; ecco perché sono aumentate le persone che si sono inventate questa nuova attività. Del resto i nostri vecchi, in tempi duri di carestia o di guerra, dicevano: “Francia o Spagna basta che se magna”.
FONTE E FOTO: http://www.termolionline.it

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Inghilterra, col metal detector scopre 22 mila monete romane

Gli era bastato un metal detector per scovare una delle più grandi riserve di monete romane mai trovate in Gran Bretagna a Seaton Down nella contea del Devon. Eppur non poteva credere ai suoi occhi il 51enne Laurence Egerton quando s'imbatté in 22 mila monete risalenti a circa 1.700 anni fa. E subito l'uomo si rese conto di essere davanti a una scoperta eccezionale. SVELATO IL TESORO. Come ha spiegato il British Museum, infatti, si trattava del quinto più grande ritrovamento di monete romane nel Regno Unito. La scoperta risale a novembre 2013, ma ora il museo ha deciso di svelare il tesoro e dal 25 settembre ha esposto le monete. E i quotidiani britannici hanno spiegato come sia venuto alla luce il ritrovamento, che, a detta di alcuni esperti, potrebbe valere non meno di 100 mila sterline (circa 130 mila euro).


SCOPERTA COL METAL DETECTOR. Dopo quasi un anno dalla scoperta, Egerton ha svelato che nel 2013 stava usando il suo metal detector nei pressi del sito Honeyditches dove in passato era già venuta alla luce una villa romana quando s'è accorto della presenza di qualcosa di metallico nel terreno. Quindi, con una pala, ha scavato più a fondo, finché non ha ritrovato le monete. «È stato un momento emozionante», ha riferito all'Independent, «avevo già trovato una o due monete romane, ma mai così tante insieme». MONETE IN OTTIMO STATO. Quindi il 51enne ha avvertito gli esperti, ma per assicurarsi che tutto si svolgesse in modo regolare, Egerton - cui spetta parte dei ricavi della scoperta - dormì «per tre fredde notti» nei pressi del campo finché gli archeologi non completarono lo scavo: l'uomo ha raccontato di aver dormito addirittura con tre felpe e una coperta all'aperto, perché a causa della sua altezza era scomodo all'interno della sua macchina. «Le monete erano in ottimo stato», ha dichiarato Bill Horner, della squadra di esperti che ha coordinato i lavori. CATALOGAZIONE FINITA. Da novembre 2013 a oggi, il British Museum ha pulito, identificato e catalogato il tesoro: secondo quanto riferito, le monete vanno dal 260 al 350 dopo Cristo e hanno diversi ritratti, che per Horner sono attribuibili «all'albero genealogico della Casa di Costantino». Stando a quanto ha spiegato il British Museum, la più grande scoperta in Gran Bretagna di monete risale al 1978, quando vennero ritrovate 55 mila monete.

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Nuova App: Maestro Metal Detector










Questa applicazione trasforma il tuo telefono in un magnetometro potente, e vi mostrerà la forza e la direzione dei campi magnetici in 3D. Potete usarlo come un metal detector per gli intervalli brevi o metalli di grandi dimensioni, è possibile verificare la presenza di campi elettromagnetici attorno a voi o si può semplicemente giocare un po 'ed esplorare.

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Una famiglia in Florida ha trovato più di $ 300,000 dollari in tesori





Una famiglia in Florida ha trovato più di $ 300,000 dollari di tesori d'oro al largo della costa della Florida . La famiglia che caccia tesori professionalmente attraverso la loro società Booty Salvage ,la loro più grande scoperta in passato è stato un piatto d'argento spagnolo al prezzo di $ 30.000 a $ 40.000. Si ritiene che le merci provenivano dal naufragio di un uragano nel 1715 che affondò 11 navi spagnole . Queens Jewels , la società che detiene i diritti di tuffarsi nella zona, vanta risultati di statue , monete e altri oggetti storici. " Quasi ogni giorno troviamo naufragio artefatti , palle di moschetto , ceramiche , " ha spiegato il co-fondatore Brent Brisben . " E 'veramente sorprendente . " Il mese scorso 51 monete d'oro del valore di $ 250.000 sono stati scoperti . In base al listato di carico delle navi , Brisben stima che solo 175 milioni dollari del valore di 600 milioni di dollari tesori sono stati trovati .

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3 Raduno Metal Detector Italia

Il Gruppo Facebook Metal Detector Italia ha messo in moto la macchina organizzativa del prossimo evento: il Terzo Raduno Nazionale.


Il raduno si terrà il 20 ed il 21 Settembre presso la località Prati di Stroncone (Stroncone/Terni). Al raduno potrà partecipare chiunque ed è prevista una quota di iscrizione pari a 10 euro.

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Grande guerra, trovati i resti di un soldato sul Freikofel



Articolo di Gino Grillo
Alla fine del mese di luglio, mentre sulla cima Freikofel lavoravano i volontari piemontesi dell’Ana di Novara e della Valsaisa, sono stati rinvenuti resti umani riconducibili a un caduto della Prima guerra mondiale PALUZZA. Alla fine del mese di luglio, mentre sulla cima Freikofel lavoravano i volontari piemontesi dell’Ana di Novara e della Valsaisa, sono stati rinvenuti resti umani riconducibili a un caduto della Grande guerra, di nazionalità sconosciuta, scoperti in territorio italiano sul versante nord del Freikofel, in prossimità delle prime linee austriache.


L’associazione Amici delle Alpi Carniche ha immediatamente attivato la procedura d’uso in questi casi, avvisando i carabinieri della locale stazione che, insieme ai colleghi del soccorso alpino di Tolmezzo, sono saliti in quota per i rilievi. La notizia viene data solo ora considerato che i lavori nel sito in quota non erano ancora terminati e vi era la concreta possibilità di trovare ancora dei poveri resti. Da qualche anno il Freikofel restituisce soventemente resti dei caduti. A questo proposito il direttore del museo all’aperto Luca Piacquadio vorrebbe proporre alle competenti autorità di dichiarare l’intera monte del Freikofel «zona sacra, in quanto essa è praticamente un cimitero». Piacquadio ricorda che recentemente il sindaco Massimo Mentil ha rinnovato il divieto assoluto, su tutto il territorio comunale comprendente Pal Piccolo, Freikofel, Pal Grande, Avostanis, Cellon e Creta di Collina, dell’utilizzo del metal detector, in quanto ultimamente su ripetute segnalazioni dell’associazione Amici delle Alpi Carniche, vi sono sempre più frequenti pellegrinaggi a scopo di asportazione, per successiva vendita, di reperti storici, distruggendo contemporaneamente opere campali, flora e fauna. «Le autorità competenti sono state avvisate e sono all’erta attendendo che alcuni di questi sciacalli venga colto in flagrante». Ora la stagione di scavi è quasi terminata, i lavori hanno dato risultati proficui, nonostante l’inclemenza del tempo, rendendo il museo all’aperto Freikofel Pal Grande ancora più interessante e completo in attesa del centenario della Grande guerra. FONTE E FOTO: http://messaggeroveneto.gelocal.it

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Gb, caccia al tesoro sulla spiaggia di Folkestone





Per trovare trenta mini-lingotti d’oro sepolti nella sabbia Londra 29 ago. (ASCA) – Centinaia di cercatori d’oro dilettanti si sono radunati sulla spiaggia inglese di Folkestone, nella speranza di ritrovare 30 mini-lingotti da 24 carati, sepolti nella sabbia dall’artista tedesco Michael Salistorfer. L’iniziativa fa infatti parte del Festival di Folkestone, che ha come obbiettivo rendere il mondo dell’arte piu’ accessibile al pubblico. L’impresa peraltro non e’ affatto semplice: i partecipanti alla caccia al tesoro dovranno attendere la bassa marea e per scoraggiare i piu’ tecnologici, armati di metal detector, insieme ai lingotti sono stati sepolti numerosi oggetti metallici e di altra natura. (fonte Afp) Mgi Questa è una notizia dell’agenzia Asca.

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Valenza: Un albo per i metaldetector




VALENZA – La ricerca con il metal detector, incentivata tanto dalla crisi quanto dalla curiosità delle persone, è divenuta un “autentico tormentone”, soprattutto con la bella stagione, tanto che sia i turisti sia i bagnanti delle spiagge hanno affollato gli spazi più inaspettati del nostro Paese, culla dei più strani oggetti derivanti altresì dalla nostra storia millenaria, sfondo di tante vicissitudini belliche e delle molteplici tradizioni che caratterizzano il nostro popolo. Questa pratica, che ha contribuito a fare dei più disparati territori italiani, dei veri e propri campi per la caccia al tesoro, tanto da costringere, ad esempio, la Regione Veneto a emanare già nel 2011 una Legge Regionale (la L.R. n. 17 del 12.08.2011, nda) per disciplinare il fenomeno del ritrovamento di cimeli della Grande Guerra, arriva anche nella nostra Città. Come qualche alessandrino passato agli onori delle cronache per aver reso fatto del metal detecting una valida risposta alla crisi, anche a Valenza qualche cittadino che sta dedicandosi ad una simile attività esiste.


“Di alcuni di loro” – commenta Alessandro Deangelis, Consigliere Comunale – “ne sono venuto a conoscenza in modo singolare, e quando mi hanno chiesto come dovessero comportarsi, e quali adempimenti amministrativi seguire, per utilizzare la loro strumentazione. Dopo un’interessante ricerca normativa, condotta con l’aiuto da parte del Comando di Polizia Locale, ho scoperto che nella nostra Regione non sono previsti obblighi per i detentori di metal detector”. Infatti, come in Piemonte, anche in Italia non esiste una legislazione in cui compaia l'espressione "metal detector". Nel silenzio di una legge specifica, pertanto, si rimanda sia all’articolo 90 del Codice dei Beni Culturali per cui "tutti gli oggetti rinvenuti con in zone non soggette a vincolo e in ricerche non archeologiche entro ventiquattro ore al soprintendente o al sindaco ovvero all’autorità di pubblica sicurezza e provvede alla conservazione temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute", oppure all'articolo 927 del Codice civile per cui "chi trova una cosa mobile deve restituirla al proprietario e, se non lo conosce, deve consegnarla senza ritardo all'ufficio preposto a tale scopo o rivolgersi al posto di polizia più vicino, indicando le circostanze del ritrovamento". “Sebbene, per la fattispecie dei nostri concittadini si sia consigliato loro – conclude Deangelis – Di rivolgere all’attenzione del sindaco una semplice comunicazione scritta circa codesta attività da loro condotta durante l’anno, e solo in determinate aree, mi sono reso conto che, a livello comunale, per meglio venire incontro alle esigenze dei cosiddetti "cercatori", si potrebbe tentare di regolamentare il «metal detecting», pur nel rispetto di chi lo pratica, senza prevedere nessun obbligo od onere particolare, ma nel verso di censire coloro che utilizzano il proprio metal detector sul territorio comunale. Così facendo, se l’Amministrazione Comunale intendesse istituire un Albo Cittadino, potrebbe monitorare l’effettiva entità di un fenomeno sempre più in espansione a livello nazionale, di cui in città non si conosce la dimensione, mentre i concittadini interessati saprebbero come fare a comunicare all’Ente della propria ricerca, senza timore di incorrere in ipotetiche sanzioni, ma nella consapevolezza di fare un servizio utile e indirettamente incentivato dal Comune”. FONTE: http://www.alessandrianews.it

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Per tutti gli appassionati di militaria: Musei aperti a Roncofreddo

Musei aperti a Roncofreddo domenica Eventi a Cesena Domenica prossima 7 settembre i musei di Roncofreddo saranno aperti e visitabili dalle ore 15.00 alle 18.00: il Museo del Fronte Rubicone ’44, il Museo di Arte Sacra e la Collezione Mongiusti.


Il Museo del Fronte, allestito all'interno di un'antica cantina del centro storico utilizzata come stazione radio dagli alleati, è stato reso fruibile al pubblico grazie alla collaborazione tra Paolo Savini e l'Amministrazione Comunale di Roncofreddo. Paolo Savini, attento conoscitore delle vicende belliche della II° Guerra Mondiale, dal 1979 ha raccolto numeroso materiale inerente la Battaglia del Rubicone, decisiva per lo sfondamento della Linea Gotica. Il percorso espositivo si snoda tra la suggestione di cimeli, uniformi, documenti e immagini del periodo. Molti gli oggetti provenienti dai campi di battaglia della zona ritrovati con l'ausilio del metal detector. Il museo è stato visitato anche da diversi reduci alleati e tedeschi della battaglia del Rubicone che hanno voluto lasciare testimonianza con la donazione di alcuni oggetti. Il Museo del Fonte si trova in via Matteotti n. 91. Per informazioni tel. 338/4778871 e-mail: museorubicone44@libero.it.

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Questa monetina vale 2.500 euro






Odiati da molti e temuti da altri, i bronzi di 1, 2 e 5 centesimi sono bistrattati da quando l'euro ha sostituito la nostra lira, eppure adesso potrebbero essere ampiamente rivalutati. Pare infatti che sul mercato siano stati immessi 7000 pezzi da 1 cent con la stampa della Mole Antonelliana sopra anziché Castel del Monte (in Puglia)! Il simbolo di Torino infatti dovrebbe stare unicamente su un lato dei 2 cents e non su quello da 1 cent! Questo scherzetto tipografico può costare un occhio della testa, letteralmente! Le poche migliaia di esempi ormai in giro valgono ben 250.000 volte il loro valore nominale, che tradotto in soldoni vuol dire 2.500 euro. L'errore particolarmente esoso può sembrare a prima vista una semplice distrazione, ma gli esperti di numismatica sanno che almeno in questo campo niente succede per caso e che quei preziosissimi bronzi sono già 'destinati'. È pur vero, però, che un colpo di fortuna può sempre succedere, quindi tutti pronti per la caccia all’intruso?

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Le vecchie lire che valgono un piccolo tesoro

La 10 lire del 1947 è considerata il santo Graal delle vecchie lire italiane, il suo valore può arrivare fino a 4000, 5000 euro.



Tutte le monete emesse tra il 1946 e il 1947 Sono state le prime della Repubblica, sono piuttosto rare. Se le trovate, possono andare da un minimo di 80 euro al massimo rappresentato proprio dalla 10 lire del 1947.





La 5 lire del 1956 Ha sul mercato un valore che può andare dai 50/60 euro fino a 2000 euro, a seconda dello stato di conservazione.



La 2 lire del 1958 Può andare da un minimo di 80/100 euro a un massimo di 500 euro



La 50 lire del 1958 Può essere valutata da 20 fino a un massimo di 2000 euro: dipende sempre da quanto è graffiata e logorata.



Per tutte le altre monete della vecchia lira vale il discorso del fior di conio. Quindi possono avere valore soltanto se sono state conservate con tecniche numismatiche e non sono mai state usate. L'utilizzo non può che averle deteriorate irrimediabilmente. Quindi qualunque altra moneta che non sia tra quelle precedenti e che ritroviate sul fondo del cassetto può avere valore soltanto affettivo.

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L'errore sulle 500 lire che nessuno aveva notato



Una moneta elegante, bellissima, quella promossa dall'allora Ministro del Tesoro Giuseppe Medici che inaugurò il conio di una nuova unità, la 500 Lire. Eppure dietro questa moneta si cela un clamoroso errore che fece molto discutere gli esperti del tempo e che arricchì gli appassionati di numismatica. La 500 Lire in argento fu una delle prime monete d'argento della Repubblica italiana e resta un esemplare di grande fascino tra quelle coniate dalla Zecca di Stato. Il progetto fu affidato a Pietro Giampaoli, capo incisore della Zecca, che modellò su una faccia del tondo un profilo di donna in stile rinascimentale, ispirato a sua moglie Letizia Savonitto. Il volto fu circondato da stemmi di città e regioni italiane. Per l'altra faccia della moneta Giampaoli scelse in principio una rosa, ma il fiore non si adattava allo stile e al messaggio che si voleva affidare alla circolazione del tondino d'argento. Per questa ragione il compito di coniare la nuova 500 Lire passò a Guido Veroi che ebbe l'intuizione di comunicare il rinascimento economico nazionale associandolo alla scoperta dell'America, riproducendo tre caravelle. Si passò così a realizzare un modello di prova della nuova moneta che doveva essere consegnata a tutti i parlamentari uscenti del governo in carica. Alla fine del 1957 si realizzarono 1.070 esemplari con la dicitura "prova" impressa al dritto in basso, lungo il bordo: i parlmentari del tempo ne ricevettero un esemplare. La nuova moneta vide la luce con queste caratteristiche: sulla prima faccia c'era una figura di donna contornata dai 19 stemmi di città e regioni italiane: Genova, Torino, Aosta, Milano, Trento, Venezia, Trieste ed Udine, Bologna, Firenze, Ancona, Perugina, Roma, L'Aquila, Napoli, Bari, Potenza, Catanzaro, Sicilia, Cagliari. Gli ultimi due stemmi appaiono seminascosti dal busto: si ipotizza che possano essere quelli del Molise e Campobasso. In fondo si legge il nome dell'autore "Giampaoli". Sull'altra faccia si vedono tre caravelle con la scritta "repvbblica italiana". In basso è indicato il valore "L. 500". I giudizi sulla bellezza della moneta furono unanimi. Tuttavia il 10 dicembre 1957 un capitano della marina, Giusco di Calabria, segnalò il clamoroso errore: le bandiere degli alberi maestri delle tre caravelle erano disposte "controvento", cioè a sinistra. Le autorità competenti presero molto sul serio la segnalazione e meditarono se fosse più o meno opportuno dare corso legale al nuovo conio. Ma consultando alcune stampe marinare si notò che le bandiere venivano rappresentate disposte in tutte le direzioni, per cui nemmeno gli esperti furono in grado di determinare se si trattasse di un effettivo errore. La polemica si diffuse e finì sulle pagine del quotidiano "Il Tempo" dove intervenne anche il Genio navale: "Si riesce a navigare anche controvento". La disposizione delle vele che appaiono nella moneta, in tutta la loro ampiezza, confermava che non si trattava di un errore nella direzione delle bandiere, ma che quindi la posizione era esatta. Mentre, per vedere le bandiere spinte in avanti, si sarebbero dovute vedere le vele di profilo, "sottili come spicchi di luna": non si tratta dunque di un errore ma di navigare con vento in bolina. Anche Guido Veroi, laureato in ingegneria con una tesi sviluppata proprio sulle costruzioni marittime, concordò sul fatto che la disposizione delle bandiere era assolutamente regolare e, quindi, non era stato commesso alcun errore nella disposizione delle stesse sul rovescio della moneta.Dato che la fabbricazione della moneta non era ancora iniziata, per evitare problemi successivi si decise di capovolgere le bandiere disponendole nel senso tradizionale. Il modello fu modificato ed i 1.070 pezzi distribuiti si tesaurizzarono, e quei pochi che passarono da un collezionista all'altro raggiunsero i prezzi da capogiro. La moneta entrò in circolazione l'anno successivo, nel 1958. La vecchia 500 Lire fu una moneta di grande successo. Pesava di 11 grammi con diametro 29,50 mm. Entrò in circolazione il 28 agosto 1958 (D.M. del 12 aprile 1958) con 24.240.000 pezzi e continuò ad essere battuta fino ai giorni nostri, salvo due brevi intervalli (1962-1963 e 1971-1979). Ma la circolazione della moneta fu in realtà molto breve perché dalla seconda metà degli anni '60, aumentando il costo dell'argento, ne divenne proibitiva la coniazione. Le "caravelle" furono tesaurizzate e sostituite da un biglietto di stato di uguale valore nominale. FONTE E FOTO: https://it.finance.yahoo.com

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Tesori trovati in Indonesia nei territori devastati dal tusmani del 2004



Una povera donna del villaggio alla ricerca di ostriche in una palude ha trovato un secolare contenitore pieno di monete d'oro - un favoloso tesoro sdradicato da un antico cimitero a causa dello tsunami del 2004. In una storia che stimola l'immaginazione, la scoperta casuale del contenitore, coperto di corallo e gusci di ostriche, ha scatenato una mini corsa all'oro nelle paludi intorno Gampong Pande villaggio nel nord della regione indonesiana di Banda Aceh, che è stata duramente colpita dallo tsunami. L'onda di marea ha strappato tombe nell'antico cimitero contenente le ossa di governanti del 13 ° secolo che sono stati sepolti con i loro tesori.

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Usa, cane a passeggio trova un tesoro di 10 milioni di dollari

Sembrava una passeggiata come tante altre e invece nell’aprile dell’anno scorso la vita di una coppia californiana di mezza età è cambiata per sempre: il loro cane scavando nei pressi di un vecchio albero, ha portato alla luce un tesoro del valore di ben 10 milioni di dollari (circa 7,5 milioni di euro) Niente male per una tranquilla passeggiata con il fidato amico, che probabilmente da quel giorno è diventato ancora più prezioso agli occhi dell’incredula coppia di una cittadina del nord della California. Sono sei e di grandezze differenti i contenitori di metallo arruginiti rinvenuti dai fortunati signori, che una volta aperti hanno rivelato agli occhi meravigliati degli avventori un inaspettato contenuto: apparentemente solo alcune monete d’oro sporche di terra, in realtà l’esperto della Kagin’s, una società americana da 80 anni specializzata in numismatica chiamato per analizzarle, ha realizzato subito di trovarsi davanti a 1.411 rare monete d’oro fior di conio risalenti alla seconda metà dell’Ottocento.
Un po’ di storia


Le due persone hanno ovviamente preferito mantenere l’anonimato, tuttavia la notizia è stata diffusa il 25 febbraio dalla casa numismatica Kagin’s, che ha rivelato alcuni dettagli dell’eccezionale scoperta di “The Saddle Ridge Treasure”, così è stato chiamato il tesoro dagli scopritori. Per esempio sappiamo che le monete sono state coniate tra il 1847 e il 1894 e valgono complessivamente oltre 28 mila dollari. «Nemmeno nei miei sogni mi sarei mai immaginato di trovarmi davanti a qualcosa del genere», ha dichiarato David McCarthy, l’esperto della Kagin’s inviato a valutare il tesoro. «Incredibile: una quantità simile di monete d’oro perfettamente conservate, alcune addirittura in uno stato migliore di quelle che si trovano nelle collezioni dei musei». Il precedente ritrovamento di monete d’oro di maggior rilievo risale al 1995 negli Stati Uniti, precisamente nel Tennessee, vendute per circa un milione di dollari. Ma che fine farà questo ricco bottino? Kagin’s lascia trapelare che il 90% delle monete saranno messe in vendita tramite Amazon.com. Chiunque quindi potrà avere un pezzo del prezioso tesoro… ma a che prezzo? FONTE E FOTO: http://www.datamanager.it

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Un'antica moneta svela la missione segreta di Francis Drake

Un pensionato trova uno scellino inglese di metà '500 in una zona ufficialmente esplorata solo due secoli dopo. Torna in auge la teoria che parla di un viaggio compiuto dal celebre corsaro e tenuto segreto per volere della regina Elisabetta I
È il sogno di ogni appassionato di archeologia: trovare un reperto capace di riscrivere la storia. Bruce Campbell, un 59enne installatore di antifurti in pensione che vive nel Canada occidentale, è riuscito nell’impresa grazie a un metal detector acquistato per soli 3mila dollari. A metà dicembre ha trovato una moneta inglese del sedicesimo secolo sepolta nel fango sulle rive di un fiume a un centinaio di metri da casa sua. Una scoperta che divide gli storici e che potrebbe portare alla luce una missione segreta condotta 435 anni fa da Francis Drake per ordine della regina Elisabetta I. Un'area ufficialmete esplorata solo due secoli dopo Come è possibile che uno scellino di 33 millimetri di diametro, coniato a Londra tra il 1551 e il 1553, possa creare scompiglio tra i ricercatori? Ebbene, ufficialmente la Columbia britannica, la zona dove vive il signor Campbell, fu esplorata solo a partire dal 1774. Secondo i documenti giunti sino a noi, a metà del sedicesimo secolo gli europei si erano spinti solo fino alla California, che si trova molto più a sud.


"Una missione segreta di 435 anni fa" La scoperta di Bruce Campbell riporta in voga una teoria che circola da una quindicina d’anni e che nel 2003 è stata esposta nel libro “Il viaggio segreto di Sir Francis Drake” di Samuel Bawlf. Secondo l’autore, nel 1579 il celebre corsaro si sarebbe spinto fino alla zona del Canada dove oggi sorge Vancouver per cercare un collegamento tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico. Non trovò nulla, ma lasciò delle monete ai nativi per mostrare a chi sarebbe arrivato più tardi che quelle terre erano britanniche. Altri due scellini sono stati infatti scoperti in quell’area nel 1930 e nel 1970. Al rientro a Londra, la regina Elisabetta I avrebbe però imposto a Drake e al suo equipaggio di mantenere il segreto sul loro viaggio per non incoraggiare l’espansione coloniale spagnola nella zona. Dibattito aperto I documenti relativi a quella spedizione sono bruciati in un incendio nella metà del Seicento e molti storici restano comunque scettici sulla teoria. La moneta potrebbe infatti essere finita lì anche secoli dopo essere stata coniata. “Non sono ne a favore né contro ma baso le mie conoscenze su due aspetti: gli scritti dell’epoca e le scoperte archeologiche – dice Grant Keddie del Museo reale della Columbia Britannica – Se a una scoperta non si affiancano dei documenti che la avvalorino, diventa una leggenda urbana”. Campbell: "Non potrò mai trovare qualcosa di più antico" Quel che è certo è che lo scellino trovato da Bruce Campbell è autentico. All’archeologo amatore questo basta e avanza: “Non c’è alcuna possibilità che io possa trovare qualcosa di più antico”, dice soddisfatto. FONTE E FOTO: http://www.rainews.it

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Archeologia: sorpreso a impossessarsi reperti, arrestato

(ANSA) - Reperti di interesse archeologico provenienti dal sito di Capo Colonna, a Crotone, sono stati sequestrati dai carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale di Cosenza e della Compagnia di Crotone che hanno anche posto ai domiciliari I.F., 34 anni. L'uomo è stato sorpreso mentre si impossessava dei reperti, recuperati grazie ad un metal detector di ultima generazione. È accusato di violazioni in ricerche archeologiche, impossessamento illecito di beni culturali e danneggiamento. FONTE:ANSA

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Gioca col metaldetector, trova una bomba




RIMINI - Alle prime ore del mattino di domenica un 20enne ha segnalato al “112” di trovarsi per gioco a camminare con un metal detector e di aver rinvenuto, presso un terreno incolto adiacente a Via San Marco di Montecolombo, qualcosa di strano rassomigliante ad un ordigno bellico. Immediatamente sono accorsi i Carabinieri della locale stazione che, una volta giunti, hanno verificato la presenza della bomba e, accertato che si trattava verosimilmente di una granata da mortaio da 88 millimetri, recintavano il luogo e avvisavano le autorità competenti per la messa in sicurezza e la successiva rimozione dell’ordigno. FONTE: http://www.romagnanoi.it/

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Tecnologia aretina in Afghanistan. Metal detector della Ceia scova le mine di ultima generazione

Si chiama CMD ed è il più avanzato metal detector utilizzato per scovare le mine in Afghanistan. E’ stato prodotto dopo una ricerca dalla Ceia, l’azienda di Viciomaggio specializzata nei massimi sistemi di sicurezza. I Talebani infatti impossibilitati a condurre battaglie in campo aperto si sono sempre più affidati a mine artigianali. Se dapprima il metallo era la parte prevalente, man mano i ribelli hanno utilizzato materiali diversi per rendere non rintracciabili le mine nel terreno, fino ad arrivare ai dispositivi attualmente usati con fili di grafite. A questo punto i metal detector tradizionali non riuscivano più ad individuarle e quindi era impossibile procedere con il disinnesco. Così due anni fa il Genio Guastatori della Brigata Aosta chiamò ad Herat gli uomini della Ceia perché studiassero una soluzione che potesse salvare vite umane. Riportato il caso ad Arezzo ne è nato il CMD che ha spiazzato i Talebani rendendo facilmente rintracciabile anche le mine composte di grafite. Questo metal detector ha infatti un sensore in grado di rilevare oggetti a minimo contenuto metallico e la grafite stessa. E’ l’unico al mondo in grado di farlo, si è rivelato così efficace che è stato acquistato anche dai Marines. FONTE: http://www.arezzonotizie.it

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