Trovata una tazza d'oro del 1700 a.C.



La tazza d’oro dell’antica età del Bronzo (XVIII-XVII a.C.) rinvenuta a Montecchio Emilia, nel Reggiano. Pesa circa mezzo chilo, è alta poco più di 12 cm, è spessa un millimetro e mezzo ed è in oro quasi purissimo. La tazza rinvenuta in marzo a Montecchio Emilia (RE) è un reperto straordinario che risale all’antica età del Bronzo (cioè a un periodo compreso tra i 3800 e i 3700 anni fa) e non ha confronti in Italia (e pochissimi nel mondo). Esposta nell’ampia sezione del Museo Archeologico Nazionale di Parma dedicata alla Preistoria e Protostoria del territorio emiliano, è subito diventata la beniamina del pubblico. Al di là della straordinaria preziosità del reperto, la tazza d’oro di Montecchio Emilia è un oggetto destinato a cambiare radicalmente alcune idee consolidate sui commerci e sugli scambi nell’Europa di quasi quattro millenni fa. Parzialmente rotta da arature o lavori agricoli recenti (era a soli 60 cm di profondità), era già schiacciata in antico: un danno forse intenzionale, probabilmente legato a uno specifico rituale. Nessuna tomba, struttura o cassetta di lastre conteneva il reperto, sepolto isolato in una semplice buca di nuda terra. La straordinaria scoperta è avvenuta a marzo dell'anno scorso durante i lavori nelle cave di inerti “Spalletti” del Gruppo C.C.P.L., ai limiti settentrionali del comune di Montecchio Emilia. Un’area che da tempo sta restituendo testimonianze archeologiche di ampia datazione, dai resti sporadici del Neolitico Finale e dell’età del Rame (IV-III millennio a.C.) alle urne cinerarie dell’età del Bronzo media-recente (XIV-XIII a.C.), forse collegate a una terramara individuata poco più a sud, fino ai più cospicui materiali di epoca etrusca (sepolture) e romana (resti insediativi e funerari). È in questo quadro che gli archeologi hanno trovato, completamente isolata, questa strepitosa tazza d’oro databile (in virtù della specifica tipologia) all’antica età del Bronzo cioè a un periodo compreso tra il XVIII e il XVII secolo a.C. La tazza, che rappresenta certamente una deposizione votiva, è deformata e lacunosa ma interamente leggibile. Il suo ritrovamento lega idealmente il territorio di Montecchio Emilia agli henges del Regno Unito e ai recinti del Nord Reno-Westfalia, le zone da cui provengono i pochi confronti esistenti. Esemplari simili sono stati infatti trovati solo a Fritzdorf e Gölenkamp (Germania), a Rillaton e a Ringlemere (Gran Bretagna), quest’ultimo al centro di un henge, con due vasi d’argento provenienti da tumuli bretoni, a Eschenz (Svizzera) e nel tumulo di Saint Adrien, in Bretagna (quest'ultimo però è in argento). Un motivo in più per visitare il Museo Archeologico che ospita anche, fino al 29 dicembre prossimo, la mostra "Storie della prima Parma. Etruschi, Galli, Romani: le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche" che ripercorre il processo di formazione della città, dall'età del Ferro alla piena romanizzazione, esponendo i reperti inediti e spesso strepitosi rinvenuti negli scavi degli ultimi anni.

Fonte e Foto: http://www.mybestcv.co.il

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Tesoro trovato sul fondo dell'Atlantico

La società Odyssey ha scoperto un tesoro in una nave che giace sul fondo dell'Atlantico, al largo dell'Irlanda. Si tratta principalmente di lingotti d'argento. Sulla base del prezzo corrente dell'argento, il valore del bottino recuperato ammonterebbe a 40 milioni di dollari (37,5 milioni di franchi). La nave è un cargo britannico affondato nel febbraio 1941 dopo essere stato silurato da un sottomarino tedesco durante la navigazione da Calcutta a Londra. I lingotti sono stati depositati in un luogo sicuro in Gran Bretagna. La società Odyssey aveva già recuperato parte dei lingotti (che pesano 43 tonnellate) nel 2012, portando a 2.792 il numero dei pezzi salvati (99% del carico). "Le operazioni di ricerca sono state complesse, ulteriormente complicate dalla struttura stretta del carico e dalla profondità delle operazioni di ricerca, ha dichiarato Greg Stemm, CEO di Odyssey. Una nuova spedizione è in corso per il carico del piroscafo britannico SS Mantola, che affondò nel 191: la nave che trasportava venti tonnellate di soldi assicurati per i rischi di guerra.

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Forti piogge fanno emergere un tesoro, 63 monete d’oro

Le piogge che si sono abbattute sull’Iraq nei giorni scorsi per un’eccezionale ondata di maltempo che ha colpito tutto il Medio Oriente hanno portato in superficie 63 monete d’oro risalenti all’epoca Sassanide (226 a.C.-651 d.C.), una sessantina di chilometri a sud di Baghdad. Lo ha reso noto il ministero del Turismo e dei Beni culturali, sottolineando che il ‘tesoro’, trovato da alcuni residenti, e’ stato consegnato al Museo Nazionale. Le monete sono state scoperte dopo che l’acqua aveva eroso il terreno nel sito di Aziziya, nella provincia di Wassit, conosciuto ma non ancora esplorato con una campagna organizzata di scavi. Hakim Abdul Zahra, portavoce del ministero, ha precisato che su un lato le monete riportano l’effige di un re sassanide che si ritiene essere Shapur II, vissuto tra il 309 e il 379 d.C. Sull’altro lato e’ raffigurata una fiamma.


”Il sito dove e’ avvenuta la scoperta – ha aggiunto Abdul Zahra – e’ uno dei circa 12.000 sparsi per l’Iraq che sono stati scoperti in varie epoche ma dove non sono mai avvenuti scavi per diverse ragioni, comprese la mancanza di fondi e di esperti”. Un portavoce del Museo Nazionale, Abbas Al Quraishy, ha sottolineato che ”le monete sono in ottimo stato e riportano iscrizioni molto chiare”. ”Il territorio dell’Iraq, considerato la culla delle antiche civilta’ – ha affermato Quraishy -, abbonda di tesori archeologici e questa nuova scoperta e’ parte di questa eredita’ dell’umanita’ che abbiamo il dovere di salvaguardare”.

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