Valenza: Un albo per i metaldetector




VALENZA – La ricerca con il metal detector, incentivata tanto dalla crisi quanto dalla curiosità delle persone, è divenuta un “autentico tormentone”, soprattutto con la bella stagione, tanto che sia i turisti sia i bagnanti delle spiagge hanno affollato gli spazi più inaspettati del nostro Paese, culla dei più strani oggetti derivanti altresì dalla nostra storia millenaria, sfondo di tante vicissitudini belliche e delle molteplici tradizioni che caratterizzano il nostro popolo. Questa pratica, che ha contribuito a fare dei più disparati territori italiani, dei veri e propri campi per la caccia al tesoro, tanto da costringere, ad esempio, la Regione Veneto a emanare già nel 2011 una Legge Regionale (la L.R. n. 17 del 12.08.2011, nda) per disciplinare il fenomeno del ritrovamento di cimeli della Grande Guerra, arriva anche nella nostra Città. Come qualche alessandrino passato agli onori delle cronache per aver reso fatto del metal detecting una valida risposta alla crisi, anche a Valenza qualche cittadino che sta dedicandosi ad una simile attività esiste.


“Di alcuni di loro” – commenta Alessandro Deangelis, Consigliere Comunale – “ne sono venuto a conoscenza in modo singolare, e quando mi hanno chiesto come dovessero comportarsi, e quali adempimenti amministrativi seguire, per utilizzare la loro strumentazione. Dopo un’interessante ricerca normativa, condotta con l’aiuto da parte del Comando di Polizia Locale, ho scoperto che nella nostra Regione non sono previsti obblighi per i detentori di metal detector”. Infatti, come in Piemonte, anche in Italia non esiste una legislazione in cui compaia l'espressione "metal detector". Nel silenzio di una legge specifica, pertanto, si rimanda sia all’articolo 90 del Codice dei Beni Culturali per cui "tutti gli oggetti rinvenuti con in zone non soggette a vincolo e in ricerche non archeologiche entro ventiquattro ore al soprintendente o al sindaco ovvero all’autorità di pubblica sicurezza e provvede alla conservazione temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute", oppure all'articolo 927 del Codice civile per cui "chi trova una cosa mobile deve restituirla al proprietario e, se non lo conosce, deve consegnarla senza ritardo all'ufficio preposto a tale scopo o rivolgersi al posto di polizia più vicino, indicando le circostanze del ritrovamento". “Sebbene, per la fattispecie dei nostri concittadini si sia consigliato loro – conclude Deangelis – Di rivolgere all’attenzione del sindaco una semplice comunicazione scritta circa codesta attività da loro condotta durante l’anno, e solo in determinate aree, mi sono reso conto che, a livello comunale, per meglio venire incontro alle esigenze dei cosiddetti "cercatori", si potrebbe tentare di regolamentare il «metal detecting», pur nel rispetto di chi lo pratica, senza prevedere nessun obbligo od onere particolare, ma nel verso di censire coloro che utilizzano il proprio metal detector sul territorio comunale. Così facendo, se l’Amministrazione Comunale intendesse istituire un Albo Cittadino, potrebbe monitorare l’effettiva entità di un fenomeno sempre più in espansione a livello nazionale, di cui in città non si conosce la dimensione, mentre i concittadini interessati saprebbero come fare a comunicare all’Ente della propria ricerca, senza timore di incorrere in ipotetiche sanzioni, ma nella consapevolezza di fare un servizio utile e indirettamente incentivato dal Comune”. FONTE: http://www.alessandrianews.it

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