Tutti col metal detector a caccia di tesori


Articolo scritto da Federica Caccavello (http://www.canino.info)

Tra i tanti suoni delle giornate primaverili sulla battigia, tra il vociare dei bambini e degli adulti che si godono le prime tintarelle, mi accorgo di uno strano individuo che alla lontana sembra spazzare la battigia.

Ad un più attento esame ed avvicinatomi ad esso mi accorgo che non si tratta affatto del solito bagnino o addetto comunale intento a ripulire la sabbia.

Questo è quello che mi è accaduto in una nota località turistica toscana durante una giornata primaverile.

Non ero comunque l’unica ad aver notato la scena, altri curiosi si erano avvicinati allo strano individuo pur mantenendosi distanti e l’uomo non sembrava dare molta importanza al piccolo capannello di persone che lo stava a guardare. Forse io per la mia curiosità innata o per essere meno timida mi sono avvicinata al ragazzo ed ho fatto la fatidica domanda: “scusi cosa sta facendo?”

E’ a quel punto che il ragazzo alza gli occhi dalla battigia, si toglie dalle orecchie le cuffie e mi risponde con fare sicuro di chi aveva in passato risposto altre volte alla stessa domanda: “cerco l’oro!”.

La curiosità ormai era tanta non mi bastava quella risposta sintetica e vedendo anche una faccia simpatica di fronte a me ho incominciato a bersagliare di domande il mio interlocutore.

Scopro che viene dalla provincia di Viterbo e precisamente da Canino. Daniele Risi, questo è il suo nome, è quello che si definisce un goldbuster, ossia un cercatore di tesori. Il suo hobby è in sostanza quello di cercare oggetti persi dai turisti sulla battigia come anelli, braccialetti, catenine, orologi ma anche monete ect. con il suo cercametalli.

Gli chiedo come funziona quello strano strumento formato da un’asta metallica terminante con un piatto di forma circolare. Mi spiega che funziona mediante la trasmissione di segnali elettromagnetici e che quando il segnale proveniente dalla bobina investe un oggetto metallico, questi a sua volta genera un altro campo elettromagnetico che viene ricevuto ed analizzato dal cercametalli.


Incuriosita gli chiedo se ha trovato qualcosa durante la giornata odierna.

Spento lo strumento di ricerca, mi apre un marsupio e tra vari pezzi di ferro, strappi di lattine ect, scorgo svariate monete, le vecchie lire ma anche alcuni centesimi di euro. Poi apre un'altra tasca, più piccola e tira fuori due anellini d’oro con delle pietruzze colorate e altri anellini stavolta d’argento.
Meravigliata dal bottino mi faccio più sfacciata facendogli domande a raffica. Il tempo si era oltremodo annuvolato ed il vento alzato cosicchè molti dei bagnanti incuriositi ritornavano alle loro auto.

Vengo così a sapere da Daniele che il fenomeno del metaldetecting, ossia dei cercatori con metaldetector, è parecchio diffuso in Italia. A suo dire tra stime non ufficiali pare siano coinvolti c.a. 10 mila persone. Allora gli chiedo: “ma io è la prima volta che ne vedo uno”. E lui accennando un timido sorriso mi spiega che non tutti vanno a cercare sulla sabbia, ma c’è anche chi cerca monete antiche in campagna, chi cerca i residui delle due guerre mondiali soprattutto nelle zone di trincea. Poi mi indica una figura a c.a. 300 mt, in acqua, ed a c.a. 10 mt dalla battigia. Vengo a scoprire che è anch’esso un cercatore ma che opera prevalentemente in acqua.

Ormai incuriosita gli chiedo di farmi conoscere il suo amico, così ci avviciniamo a lui dalla riva. Sopragiunti nelle sue vicinanze, Daniele lo chiama e gli fa cenno di avvicinarsi. Noto già la diversità di abbigliamento, difatti mi si presenta vestito con una muta, di quelle che usano i surfisti durante i freddi autunnali, impugna inoltre un lungo bastone di legno che si trascina appresso.
Giunto sulla riva, rompo il ghiaccio anche con lui e vengo a sapere che viene da Roma e che si chiama Patrick delle Macchie. Mi racconta che la sua ricerca avviene prevalentemente in acqua perché è li che la maggior parte della gente perde i propri preziosi. Difatti mi spiega:”l’acqua favorisce il restringimento delle falangi ed è più facile perdere gli anelli, inoltre le creme abbronzanti fanno si che questi ultimi scivolino più facilmente”. Continua spiegandomi come non tutte le zone sono buone, bisogna cercare “la buca con il fondo duro”, ossia quel particolare tratto di spiaggia in cui il moto ondoso ha scavato la sabbia, facendo si che sia più semplice individuare l’oggetto.

Anche a lui chiedo di mostrarmi il suo tesoro di giornata, e mi tira fuori due orologi e tre fedi d’oro con ancora incisi i nomi e le date di matrimonio. Mi spiega inoltre come la maggior parte dei ritrovamenti sia costituita da fedi matrimoniali e come siano più gli uomini che le donne a perderli. Pare che dove va in vacanza, in Abruzzo, molti turisti vedendolo in acqua la mattina presto, gli chiedano di ritrovare i loro anelli o catenine persi.

“Spesso vengono da me persone disperate che hanno perso la fede nuziale a cui tenevano molto, in molti casi ricordo del loro coniuge defunto, e quando lo ritrovo sono più contento di loro”.
La mia curiosità adesso si sposta sulle loro persone e gli chiedo se questo sia per loro un semplice hobby od un lavoro. Continuando con il discorso, anche Patrick mi conferma che sono molti i cercatori nel nostro paese, ma mai in proporzione come negli Stati Uniti od in Inghilterra, dove quello del metaldetecting è un hobby molto diffuso.
Orgoglioso mi spiega che gli appassionati che cercano in acqua sono molti di meno e che quando lui ha iniziato all’età di 13 anni era visto come un marziano e veniva deriso dalle persone ma sopratutto dai suoi stessi coetanei. “Adesso quasi tutti sanno cosa stai facendo, anche se tra le persone non mancano domande curiose, come se sto controllando l’inquinamento dell’acqua, oppure quali pesci abboccano. Ma la cosa più divertente mi capitò al lago di Bracciano dove mi venne chiesto se cercavo le vongole”. Mi spiega come in acqua è necessaria un’ attrezzatura differente da chi come Daniele cerca sulla sabbia. Innanzitutto il cercametalli deve essere stagno e deve essere un modello che non viene disturbato dalla mineralizzazione e dai sali disciolti in acqua e poi bisogna avere una muta ed un attrezzo di scavo idoneo che ognuno costruisce a suo piacimento.

Vengo così a sapere che esiste anche una rivista dedicata a questo fascinoso mondo dal titolo Metaldetector collegato ad un sito www.metaldetector.it ed una associazione l’A.r.e.a con sede centrale a Cervia, dove pare sia la patria dei cercatori in acqua, il cui indirizzo internet è www.areait.org che accomuna i ricercatori italiani sparsi nelle varie regioni. Inoltre viene svolto un campionato nazionale chiamato Grande Slam arrivato ormai alla X edizione che si compone di 6 tappe l’ultima delle quali avrà luogo l’ 8 settembre proprio a Cervia sulla costa romagnola, ognuna svolta in una regione differente, in cui il maggior punteggio accumulato fa vincere un trofeo in oro di oltre un etto.

E pare che Daniele questo trofeo l’abbia vinto nel 1998, e che anche quest’anno sia temporaneamente in testa alla classifica dopo tre tappe svoltesi in Sardegna, nel Lazio ed il Toscana, seguito a ruota dal compagno di ricerche Patrick. Ormai le mie domande non finiscono più, e chiedo ai miei interlocutori qual è stato il ritrovamento più importante.


Ambedue si guardano ed accennano un sorrisetto. “Alla fine non è tanto l’oro che conta quanto le pietre che ci sono attaccate, capita di trovare qualche brillante o altra pietra preziosa incastonata”, proseguendo Patrick mi dice:”il ritrovamento più curioso invece è stato un dente d’oro staccatosi da qualche protesi dentaria, trovata in acqua”. Daniele invece mi spiega come le nostre spiagge siano cosparse di detriti. A fine giornata tra le monete e gli oggetti preziosi che trovano, recuperano anche molta immondizia ferrosa che gettano poi negli appositi cassonetti. “Bisognerebbe che le persone che vanno al mare capissero che buttare uno strappo di lattina di alluminio o la carta stagnola è un gesto che lascerà l’impronta per decine di anni, e che non rimarrà mascherato da un dito di sabbia o di acqua ma che si ripresenterà puntualmente ai nostri occhi, deturpando la natura in maniera irreversibile”.

Così vengo a sapere che lo scopo delle gare è anche quello di ripulire certe zone inquinate dai rifiuti ferrosi di varia natura, lasciati dall’uomo nel corso degli anni.

Ormai è più di due ore che sono a parlare con loro, e forse per il clima di simpatia che si è creato mi fanno due regali. Daniele mi regala uno degli anelli che ha trovato mentre Patrick mi regala un bell’orologio cronografo trovato anch’esso ma in acqua.

Ormai mi sono fatta amici due cercatori, e già scrutandomi le mani mi dicono che porto troppo oro addosso, il rischio di perderlo a sentire loro è alto. In effetti dopo aver parlato con loro la prossima volta che andrò a fare il bagno o solamente a passare la giornata sulla sabbia sarò ben attenta a non indossare nulla oppure li potrò sempre chiamare a fare da scorta ai miei tesori.

2 commenti:

  1. e veramente una bella storia. la legge italiana non è tanto chiaro sull'uso del metaldetector, e la maggior parte delle persone pensano sia reato anche il solo posseso di un m.d
    E anche per questo motivo che i cercatori non si fano vedere......

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  2. Si, concordo...
    Anche se sono del parere che l'onestà ripaga comunque, sia in termini di soddisfazione, quando si restituisce ad un museo il materiale trovato e sia in termini remunerativi in quanto al cercatore aspetterebbe un quarto del valore del bene restituito.

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